Un rapporto australiano ha esaminato l’impatto dei social media sui giovani. Fra gli effetti più diffusi vi sono: stress, difficoltà a dormire e problemi psicologici.
I ragazzi, al giorno d’oggi, sono ossessionati dalla tecnologia: non esiste più una via di comunicazione.
Un recente studio del National Stress and Wellbeing Survey mostra che quasi il 60% degli adolescenti ha difficoltà a dormire o a rilassarsi dopo aver passato in rassegna i siti di social media. Eppure una persona su 2 dichiara di ricorrere a essi per calmare lo stress. Chi accusa livelli estremamente severi di ansia a causa della tecnologia,per alleviare lo stress ricorre a comportamenti di ulteriore dipendenza come alcool,fumo,droghe e gioco d’azzardo.
Giovani e adulti che, invece di parlare tra di loro, preferiscono utilizzare il telefono.
Con un sondaggio nella nostra scuola abbiamo scoperto molte cose interessanti: sono pochi i ragazzi che si svegliano nel cuore della notte per controllare il cellulare ma, se dovessero svegliarsi, preferirebbero guardare le notifiche piuttosto che provare a riaddormentarsi.
Più del 50% degli studenti, hanno creato un account Facebook prima dei 13 anni. Come sappiamo, sono molte le applicazioni che possiamo scaricare sui nostri telefoni: quasi il 90% ha Whatsapp e questa app, assieme ad Instagram, Snapchat e Youtube, è la più usata da giovani e adulti.
Tutta questa tecnologia sta portando ad una profonda modificazione della cultura di più di una generazione
a riprendere sonno.
IL PERICOLO PIU GRANDE DEI CELLULARI: IL CYBER BULLISMO
Il cyberbullismo o ciberbullismo è il termine che indica un tipo di attacco continuo, ripetuto, offensivo e sistematico attuato verso qualcuno mediante gli strumenti della rete.
Il termine cyberbullying è stato coniato dal docente canadese Bill Belsey. I giuristi anglofoni distinguono di solito tra il cyberbullying che avviene tra minorenni, e il cyberharassment che avviene tra adulti o tra un adulto e un minorenne. Tuttavia nell'uso corrente il termine cyberbullismo viene utilizzato indifferentemente per entrambi i casi. Come il bullismo nella vita reale, il cyberbullismo può a volte costituire una violazione del Codice civile e del Codice penale e, per quanto riguarda l'ordinamento italiano, del Codice della privacy.
Oggi il 34% del bullismo è online, in chat, quest'ultimo viene definito cyberbullismo. Pur presentandosi in forma diversa, anche quello su Internet è bullismo: far circolare delle foto spiacevoli o inviare mail contenenti materiale offensivo può costituire un danno psicologico.
In Italia, secondo l’Indagine nazionale sulla Condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza pubblicata nel 2011 (fonte: Eurispes, Telefono Azzurro, 2011) un quinto dei ragazzi ha trovato su Internet informazioni false sul proprio conto: "raramente" (12,9%), "qualche volta" (5,6%) o "spesso" (1,5%). Con minore frequenza si registrano casi di messaggi, foto o video dai contenuti offensivi e minacciosi, ricevuti "raramente", "qualche volta" o "spesso" dal 4,3% del campione; analoga percentuale (4,7%) si registra anche per le situazioni di esclusione intenzionale da gruppi online.
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